Il mercato petrolifero affronta il conflitto in Medio Oriente

L'escalation delle tensioni tra Israele e Iran di venerdì scorso ha scatenato una forte reazione sui mercati delle materie prime. A seguito delle segnalazioni di attacchi israeliani contro le strutture militari e nucleari iraniane, il prezzo del greggio Brent è aumentato fino al 13%, raggiungendo oltre 78 dollari al barile.I mercati hanno reagito con la preoccupazione che il conflitto potesse compromettere l'approvvigionamento globale di petrolio. Ma per valutare le conseguenze a lungo termine, è necessario analizzare più attentamente la posizione dell'Iran nel mercato petrolifero e le potenziali minacce alle infrastrutture di trasporto.
L'Iran produce attualmente circa 3,3 milioni di barili di petrolio al giorno, quasi la metà dei quali viene esportata, principalmente in Cina. Nonostante le sanzioni statunitensi, Teheran è riuscita negli ultimi anni a ripristinare i livelli di produzione ai livelli precedenti alla rottura dell'accordo sul nucleare nel 2018. Sebbene la sua quota di esportazioni globali sia di circa il 4%, il mercato sarebbe tecnicamente in grado di compensare l'eventuale blocco. Il limite non è l’approvvigionamento in sé, ma l’entità delle possibili interruzioni nell’infrastruttura di trasmissione.
Blocco dello Stretto di Hormuz
Il rischio più grave per il mercato petrolifero è un possibile blocco dello Stretto di Hormuz, una rotta marittima fondamentale tra Iran e Oman. Ogni giorno lo attraversano circa 21 milioni di barili di petrolio e prodotti petroliferi, che rappresentano il 20% del consumo globale e oltre un quarto del trasporto marittimo globale di petrolio. Un eventuale blocco dello stretto da parte dell’Iran rappresenterebbe un grave shock per l’approvvigionamento.Sebbene l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti dispongano di oleodotti alternativi per il Mar Rosso e il Golfo di Oman, la loro capacità consente di reindirizzare solo una piccola parte del carico, circa 2,6 milioni di barili al giorno.
Nonostante le tensioni geopolitiche, l'attuale equilibrio del mercato petrolifero rimane relativamente stabile. La domanda sta crescendo lentamente, in gran parte a causa della debolezza economica della Cina e della continua disputa commerciale con gli Stati Uniti, che sta limitando gli scambi e riducendo la domanda di carburanti, in particolare benzina e gasolio..Intanto OPEC + ha aumentato sistematicamente la produzione per il terzo mese consecutivo e gli annunci indicano che questa tendenza continuerà. Grazie ai tagli alla produzione finora effettuati, il cartello dispone di riserve con una capacità di estrazione di circa 5,5 milioni di barili al giorno, sufficienti a coprire un'eventuale carenza di petrolio iraniano, ma non in caso di interruzione del trasporto attraverso Hormuz.
Scenario di conflitto limitato
I mercati hanno reagito bruscamente alle notizie provenienti dal Medio Oriente, ma i fondamentali del mercato petrolifero rimangono per ora stabili. L'Iran è un esportatore importante, ma non indispensabile, e l'offerta globale (ai livelli attuali della domanda) è ancora sufficiente. La minaccia maggiore è un possibile blocco dello Stretto di Hormuz, che sarebbe difficile da compensare e potrebbe far aumentare in modo permanente i prezzi del petrolio. Per ora, tuttavia, il mercato ipotizza uno scenario di conflitto limitato e la reazione dei prezzi è di natura preventiva.Ulteriori sviluppi della situazione geopolitica saranno fondamentali per la formazione dei prezzi nelle prossime settimane.
Ieri, il Brent ha ampiamente corretto il forte rialzo di venerdì. Le quotazioni hanno "toccato i limiti superiori del canale discendente", che per ora rappresenta un ostacolo fondamentale a ulteriori rialzi. Oggi, i future sono in leggero rialzo e il barile si attesta attualmente intorno al livello di 74,5 dollari.
Fonte: Broker TMS di OANDA